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Domenica, 28 Aprile 2024
La guerra di vento e sole

Mega pale e campi di pannelli fotovoltaici: il cuore d'Italia sacrificato per la corsa alle rinnovabili

Sempre più spesso si assiste a proteste contro la nascita di impianti accusati di "mangiare" il suolo agricolo e deturpare il paesaggio. Ad aggravare la situazione il caro bollette e la rincorsa a raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione. Tra Toscana, Romagna e Marche una protesta sta facendo molto parlare

Pale eoliche enormi. Campi disseminati di pannelli solari. Progetti in divenire e proteste. È la guerra del vento e del sole. Quella che si è innescata di pari passo alla necessità di convertirsi alle energie rinnovabili per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione e che vede cittadini e categorie economiche pronte a osteggiare la nascita di impianti accusati di "mangiare" il suolo agricolo e deturpare il paesaggio.

Nell'Aretino i progetti per campi solari ed eolici sono attualmente 14 in 6 diversi comuni. Badia Tedalda e Sestino in primis, ma anche Arezzo, Castiglion Fiorentino e Terranuova Bracciolini e Cortona. A livello regionale invece, stando ai dati di Coldiretti, si parla di ben 125 richieste di connessione alla rete nazionale (alcune hanno già avuto l’ok, altre sono ancora in fase di valutazione) di impianti che "produrranno, una volta realizzati, poco meno di 6 GW di energia rinnovabile". Nell'Aretino, se gli impianti andranno a regime, verrebbe prodotta 0,58 GW di potenza, circa il 70 per cento deriverebbe dall'eolico. 

Secondo Coldiretti Toscana la regione è di fronte a uno "scempio delle rinnovabili mangiasuolo". Ma per la provincia di Arezzo la situazione più complessa è legata all'eolico.

Soffia vento di protesta

Delle 14 richieste, 9 riguardano lo sfruttamento dell'energia prodotta dal vento. E otto di questi impianti, come riporta l'associazione Italia Nostra (che si occupa della tutela del patrimonio storico artistico e naturale del Bel Paese) vedrebbero la luce tra la Valtiberina e la Valmarecchia, nell'area storicamente indicata come Montefeltro. Si tratta dei già contestati  "Badia del Vento", "Passo del Frassineto" e Poggio tre vescovi, ai quali si sono recentemente aggiunti "poggio delle Campane", "Sestino", "Badia Wind". Altri due impianti di Poggio dell'Aquila sarebbero già stati autorizzati. Le richieste si sarebbero susseguite nell'arco di 8 mesi: dall'agosto del 2022 in poi.  Se tutti gli impianti venissero realizzati, come riporta Italia Nostra in una lettera che ha inviato al presidente Eugenio Giani, ci sarebbero decine di aerogeneratori di grandi dimensioni lungo tutto il crinale. Ma quanto grandi? Alte circa 180 metri. 

"Se questi impianti fossero autorizzati - si legge nella lettera dell'associazione -, si assisterebbe alla trasformazione dell’intera area in un complesso industriale eolico formato da 52 aerogeneratori di grandissima taglia con impatti enormi sull’ambiente e sulla stabilità dei versanti, caratterizzati da innumerevoli dissesti e frane come evidenziato nel piano di assetto idrogeologico".

L'ipotesi dei numerosi parchi eolici spaventa i cittadini che si sono riuniti in due comitati, quello del versante valtiberino si chiama "Appennino sostenibile", quello della Valmarecchia si chiama "Crinali bene comune".

Una istanza, come quella indirizzata alla Regione, è stata inoltre presentata al Ministero dell'Ambiente dalle sezioni di Firenze e Valmarecchia di Italia Nostra, Wwf sezioni di Rimini e Forlì – Cesena, Mountain Wilderness Italia, Club Alpino Regione Toscana, Associazione I Cammini di Francesco in Toscana, Gruppo di Intervento Giuridico (GrIG), Associazione Culturale D’la dè Foss (Al di là del Fosso), Associazione Altura ed i Gruppi Crinali Bene Comune in Valmarecchia e Appennino Sostenibile in Toscana "per impedire - afferma Italia Nostra - l’assalto scriteriato di pale che, in molti casi, sarebbero addirittura collocate in violazione delle disposizioni previste dalle norme in vigore che tutelano i beni culturali, il paesaggio e le aree naturali protette".

Campi solari

Ci sono poi gli impianti fotovoltaici. Almeno cinque sarebbero state le richieste inoltrate negli ultimi mesi in provincia. In Valdichiana, a Terranuova Bracciolini e nel comune di Arezzo. Lo mostra chiaramente la grafica realizzata da Terna, che riporta in tempo reale le richieste di connessione alla rete che vengono inoltrate in Italia.

impianti industriali rinnovabili - fonte Terna

Secondo Coldiretti sarebbe iniziata una "corsa senza freni alle rinnovabili" senza però aver "prima dettato le regole a salvaguardia del suolo". Non è un caso dunque che a Castiglion Fiorentino, uno dei comuni interessati, sia partita una petizione per sensibilizzare sulla normativa di installazione di tali impianti e che il consiglio comunale nei giorni scorsi abbia approvato una mozione con la quale chiedere disciplina per la realizzazione di impianti fotovoltaici con moduli ubicati a terra e agrivoltaici. Di fatto il Consiglio Comunale ha chiesto alla Regione Toscana di normare e legiferare sulle possibili realizzazioni degli agrifotovoltaici "individuando - spiega l'amministrazione - sia gli indicatori di presunta non idoneità delle aree utilizzabili ai fini degli impianti che di inserire nelle aree di particolare pregio paesaggistico e rurale quelle censite nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali delle Pratiche Agricole (così come già fatto dalla Regione Veneto)".

Chi dà le autorizzazioni?

Se da un lato i comuni chiedono un intervento più incisivo della Regione, quest'ultima ha fatto appello al Governo. "Il punto è governare queste trasformazioni - afferma l'assessora regionale all'ambiente Monia Monni - e per farlo servono strumenti legislativi e amministrativi adeguati. Abbiamo chiesto al Governo di fornirci un obiettivo di produzione da fonti rinnovabili da installare, lasciando che siano le Regioni, assieme ai Comuni, a valutare la qualità progettuale e a decidere dove farlo. Ma il Governo non ci ha ascoltato, scegliendo la strada più accentratrice e meno condivisa: si è arrogata decisione di identificare le aree idonee, senza peraltro averle ancora rese note, generando quindi un vuoto di competenze e strumenti che spiana la strada ad avventurieri e speculatori. Non solo questo provocherà danni al territorio, ma diffonderà una percezione ostile nei confronti della conversione ecologica, che potrebbe mettere seriamente in discussione gli obiettivi da raggiungere”.

Di fronte a questa situazione si fa strada l'amarezza di Coldiretti Toscana. "Una quarantina i comuni tra le province di Grosseto, Firenze, Livorno, Siena, Arezzo, Pisa e Prato dove potrebbero presto sorgere gli impianti, molti dei quali a fortissima se non esclusiva, vocazione agricola, ambientale, paesaggistica e turistica" afferma l'associazione in una nota. E lancia un appello a Regione Toscana e al Governo "di fermare, prima che sia troppo tardi, la corsa senza freni alle rinnovabili. Il caos legislativo e l’assenza di regolamenti e paletti hanno di fatto spalancato le porte della nostra campagna alle speculazioni".

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