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Lunedì, 29 Aprile 2024
Soldi via mail

Pensavo fosse una truffa, era un rimborso: così ho avuto accesso a un tesoretto da 32 milioni

Mi è arrivata una notifica via mail, pensavo fosse una truffa di phishing ma alla fine mi hanno ridato 30 euro in contanti. Ma in quanti sanno che per l'interruzione improvvisa della corrente elettrica si ha diritto a un rimborso? E dove finiscono i soldi che non vengono ritirati?

Pensavo fosse la solita truffa che arriva via mail per rubarti i dati personali o svuotarti il conto corrente, invece mi sono ritrovata incredula fuori dall’ufficio postale con in mano 30 euro in contanti. Così ho scoperto che dietro quella "notifica di rimborso" erogata da una società distributrice di energia elettrica c'era una pratica che forse non tutti conoscono. Ma quanti di questi rimborsi non vanno a buon fine e dove finiscono quei soldi? Per rispondere a queste domande però occorre fare un passo indietro. 

È febbraio quando mi arriva questa email dal mio fornitore di energia elettrica Eni Plenitude. "Gentile Cristina, ti informiamo che è stato emesso un rimborso a tuo favore di 30,00 euro" si legge nel messaggio di posta elettronica (nella immagine qui sopra) che ho ricevuto con in oggetto la dicitura "Notifica Rimborso".

Notifica Rimborso via mail bolletta luce

La solita truffa mi dico senza pensarci troppo e passo avanti. Due giorni dopo ci ripenso. Eppure nella comunicazione ricevuta sul telefonino non mi veniva chiesto di cliccare su nessun link o di inserire dati personali o password, ma solo di recarmi "presso uno qualsiasi degli sportelli di Poste Italiane" per ritirare il denaro. Strano, ma allora come volevano truffarmi?

Oggetto mail: "Notifica di rimborso"

Inizio a dubitare anche se rimango piuttosto scettica. Controllo il numero cliente riportato in alto: corrisponde al mio. Rileggo meglio la mail: si legge che "l'importo viene riconosciuto a titolo di indennizzo automatico per mancato rispetto dei livelli specifici di qualità del servizio di distribuzione (TIQE) relativi al tempo massimo di ripristino dell’alimentazione di energia elettrica". Che si tratti allora di quella volta in cui è andata via la corrente per ore e ore? Me lo ricordo bene solo perché era luglio e faceva molto caldo, e stare per ore senza condizionatore era diventato un incubo.

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Decido così di presentarmi all'ufficio postale nonostante io non abbia inoltrato nessuna richiesta di rimborso, né sia in possesso di alcuna documentazione cartacea. All'addetto allo sportello mostro il messaggio ricevuto e mi sento rispondere: "Strano, non mi è mai successo". Poi l’operatore mi chiede il codice fiscale e un documento e dopo aver inserito i dati nel computer mi dice: "Sì, c’è un bonifico domiciliato a suo nome". Apre la cassa, tira fuori 30 euro in contanti, me li passa sotto il vetro e saluta (nella foto sotto la distinta di pagamento ricevuta da Poste Italiane).

Bolletta indennizzo automatico - Distinta rimborso Poste

Prendo i soldi, vado via con un sorriso stampato sul viso ma sono ancora frastornata. Quando rientro a casa sventolo vittoriosamente i 30 euro davanti agli occhi sgranati di mio marito e dico: "Sei il solito malfidato!".

"Indennizzi automatici" per blackout della luce improvvisi e prolungati

Ottenere l’indennizzo è stato semplice, non ho dovuto presentare nessuna domanda dopo il blackout della luce. Indagando ho scoperto che avviene tutto in automatico come si legge sul sito dell'autorità per l'energia (Arera). Quando la luce va via senza preavviso, il tempo massimo di ripristino non deve superare le 8 ore consecutive (12 ore nei comuni con meno di 5mila abitanti). Se l’interruzione ha una durata superiore al tempo previsto dagli standard di qualità fissati dall'Autorità si ha diritto a un "indennizzo automatico di 30 euro, aumentato di 15 euro ogni ulteriori 4 ore di interruzione fino a una durata massima di interruzione pari a 240 ore" (34,50 e 17,25 euro le cifre del nuovo testo che regola le interruzioni dal 1° gennaio 2024, il TIQD). Si tratta di rimborsi fino a 900 euro. A pagare saranno le imprese distributrici se l'interruzione dipende da loro oppure il Fondo eventi eccezionali in caso ad esempio di trombe d'aria o valanghe.

Non è necessario fare richiesta perché gli indennizzi vengono erogati automaticamente dal fornitore di energia, direttamente in bolletta entro il primo ciclo di fatturazione utile, ma solo se si è in regola con i pagamenti. Questo vuol dire che bisognerà attendere 60 giorni dall’interruzione, 180 giorni se il blackout ha coinvolto più di 2 milioni di utenti. Ma non è sempre così, bisogna avere buona memoria e fare attenzione alle comunicazioni che giungeranno in seguito, perché altrimenti si rischia di perdere tutto.  

Rimborsati oltre 32 milioni di euro nel 2022

Nel 2022 il totale degli indennizzi automatici erogati dalle imprese distributrici ai clienti tramite le società che forniscono energia elettrica ammontava a oltre 32 milioni di euro. In media circa 60 euro per gli utenti in bassa tensione e 750 euro per quelli in media tensione, specifica Arera (nella foto sotto gli indennizzi automatici erogati nel 2022).

Indennizzi automatici erogati nel 2022 Foto Arera

Ci è sembrato di capire che se l’indennizzo è automatico lo stesso non possiamo dire per il rimborso. Contattata da Today.it, Eni Plenitude ha spiegato che in caso di interruzione prolungata della fornitura di luce la società di distribuzione indennizza il cliente tramite la società di vendita (quella che eroga le bollette). Così Plenitude "corrisponde l’indennizzo attraverso la prima bolletta utile, se l’emissione avviene nei tempi previsti da Arera per la sua erogazione, oppure tramite bonifico bancario, bonifico domiciliato presso uno sportello postale o assegno di traenza. Nel caso di rimborso in bolletta sulla stessa viene riportato uno specifico messaggio, mentre negli altri casi il cliente riceve la relativa comunicazione via email o con servizio di recapito postale".

Nel mio caso è arrivata una notifica di rimborso via mail di un bonifico domiciliato, un pagamento in contanti in favore di un beneficiario anche se non è titolare di un conto corrente, si legge sul sito di Poste. Una comunicazione giunta sulla posta elettronica senza nessun altro tipo di avviso: una raccomandata, una lettera o una semplice comunicazione in bolletta. Questo significa che se avessi continuato a pensare a una truffa di phishing quei 30 euro probabilmente non li avrei mai incassati.

Inizierete a pensare che sono un po' paranoica con questa storia dei cybercriminali, ma non è così. Non molto tempo fa la polizia postale aveva segnalato ai cittadini un raggiro su "falsi rimborsi" inviati sul telefonino, che sfruttava in modo illecito l’immagine contraffatta di aziende che producono e distribuiscono energia elettrica per "sottrarre in modo illecito dati personali e dati relativi a carte di credito e debito", con tanto di esempio (nella foto sotto, esempio di mail truffa su rimborso bolletta). Una mail molto simile a quella che ho ricevuto io, ma che poi si è rivelata autentica.

Rimborso bolletta mail truffa Foto Polizia postale

C’è un altro caso in cui possiamo 'perdere' il rimborso, quando non riceviamo nessun tipo di accredito o comunicazione. In tal caso infatti la normativa prevede che sia il consumatore a doversi attivare, presentando una domanda scritta entro 8 mesi dall'interruzione. L'impresa distributrice dopo aver valutato la richiesta dovrà provvedere entro 3 mesi all'accredito oppure inviare al cliente una risposta scritta negativa motivata. Proprio come accaduto a mia sorella che abita nel mio stesso quartiere. Pensando che le sarebbe arrivato un accredito direttamente in bolletta non ha presentato nessuna richiesta e si è dimenticata di quella notte insonne dovuta al blackout, probabilmente come tanti altri.

Insomma tra problemi di memoria, timori di frodi online e scarsa dimestichezza con i dispositivi elettronici, a volte questo "indennizzo automatico" rischia di non arrivare a destinazione. E allora mi chiedo: quanti di questi rimborsi non sono stati riscossi? Difficile trovare dati ufficiali che possano rispondere a questa domanda. Abbiamo provato a chiederlo ad Arera e alle associazioni dei consumatori, ma nulla. Sembra proprio che questi dati non siano disponibili, ma Eni Plenitude ci assicura che "se per qualche motivo il cliente non dovesse ricevere la comunicazione o non procedere all'incasso del rimborso secondo le modalità indicate, non appena avrà evidenza dalla banca o dalle Poste della mancata riscossione dell'importo, provvederà a corrispondere l’indennizzo nella prima fattura utile".

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