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Venerdì, 19 Aprile 2024

Stefano Pagliarini

Responsabile redazione

Draghi ha sbagliato in Libia: se l'Italia dimentica i diritti umani, dimentica se stessa e l'Europa

No, non ce lo possiamo permettere di dimenticare l’importanza dei diritti umani, dentro e fuori dai confini del nostro paese. E’ la più grande lezione che l’Europa porta con sé dopo l’esperienza dei regimi totalitari e della seconda guerra mondiale. Tutto il grande progetto europeo poggia sulla lezione di chi ha imparato come non si debba più tollerare alcuna forma di violazione dei diritti fondamentali del singolo individuo. Perché siamo un popolo che ripudia ogni forma di violenza, che ha visto cosa succede a tollerare le violazioni dei diritti del singolo perché se si accettano, si legittima la prevaricazione del più forte sul più debole, delle maggioranze sulle minoranze e ci si allontana dalla democrazia, intesa come governo di tutto il popolo (demos) e dalla pace.  

Per questo non si può pensare di andare in Libia e ringraziare Abdul Hamid Dbeibah “per quello che fa nei salvataggi” in mare. Si poteva e si doveva andare in Libia per recuperare un rapporto tra paesi importante, sia sotto il profilo commerciale che culturale. E’ giusto e lo ha spiegato bene il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio quando ha detto che “stabilizzare la Libia significa offrire nuove opportunità di sviluppo alle nostre imprese e garantire pace a un popolo che chiede e cerca la strada della democrazia. Continuiamo a lavorare per migliorare l'interscambio commerciale con la Libia”. Benissimo andare in Libia allora, anche perché così, con Mario Draghi sul drappello d’onore di Tripoli, l’Italia riacquista forse anche un po’ di credibilità internazionale. Si sarebbe potuto anche tollerare il silenzio sulla questione umanitaria, come non fu oltre 10 anni fa per l’allora Ministro degli Esteri Emma Bonino in visita ufficiale in Cina. Ma dire grazie no.

Grazie a chi? Ai militari libici che ogni giorno fermano i migranti diretti in Italia per riportarli in quei luoghi che le associazioni umanitarie chiamano “lager”?  Perché tengono le persone prigioniere dove, lo ricorda Demos, “avvengono violenze quotidiane per migliaia di persone a cominciare dalle donne”? Dovremmo ringraziare per questo? No. Draghi ha sbagliato e di grosso e serve a poco cercare di recuperare dicendo che il problema “non è solo geopolitico, ma anche umanitario”. E allora per carità, evitiamo la demagogia di chi non concepisce la realpolitik di certi rapporti tra stati, ma non si può accettare tutto.

Non possiamo essere il paese che pretende giustizia per Giulio Regeni e poi non si fa nulla per salvare Patrick Zaki. Non siamo credibili quando censuriamo la Turchia che esce dalla Convenzione di Istanbul ma diciamo grazie a chi, a pochi chilometri da noi, tortura e affama le persone per impedire loro di prendere il mare.

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